Le Azzorre, tra pioggia, mucche, vulcani e verdi vallate!

Le Azzorre sono uno dei posti più verdi che puoi visitare. Pace, pascoli verdi, ottimo cibo e acque termali non ti deluderanno

Accidenti, è Giugno! Magari non ci non ci aspettavamo 30 gradi e sole che scotta la pelle, ma un’accoglienza così autunnale di certo non ce l’immaginavamo.

Le premesse in pratica sono queste, della nostra settimana di parapendio alle Azzorre. Siamo 5 amici, e la destinazione è l’isola Sao Miguel, la più grande tra le nove isole delle Azzorre, situate proprio in mezzo all’oceano Atlantico sulla faglia che divide Europa ed Americhe.

Questa volta, siamo ispirati dalla bellezza dei laghi vulcanici presenti sull’isola. Siamo inoltre sconsolati dalla deludente stagione di Parapendio in centro Italia, dove da Gennaio sta piovendo tutti i weekend, e quando non piove, il forte vento ci costringe a tenere le nostre coloratissime vele chiuse e ben ripiegate nei nostri armadi.

Carichissimi e con l’astinenza dal parapendio non vediamo l’ora di raggiungere l’isola.

 

Speranze vane.

Siamo ancora in aereo, quando il pilota comincia la fase di discesa. Siamo in pieno oceano atlantico,  e sotto di noi vediamo un denso ed esteso strato di nubi. A 3.000 metri entriamo nella nube, e lì mi viene in mente di misurarne lo spessore. Il display sopra al mio sedile mostra tutti i riferimenti, e in breve tempo leggo 2.000 metri. Dal finestrino si vede solo metà ala, perché il resto è nascosto dalla nube. Scendiamo ancora, e continuiamo a scendere, ora siamo a 1.500 metri, poi 1.000 metri. Ancora in nube piena. Cominciamo a guardarci dubbiosi, e pensiamo “beh.. ci siamo, ora dovremmo cominciare a vedere qualcosa sotto di noi”.  600 metri.. 400 metri. Nube piena, finché non udiamo il rumore del carrello che si apre. Solo a 300 metri da terra cominciamo a vedere qualcosa sotto di noi. Avevamo appena attraversato uno strato di quasi 3.000 metri di nube. È lì che abbiamo davvero capito che la nostra vacanza non sarebbe stata così soleggiata.

 

Sao Miguel ci accoglie tra le sue fredde braccia di un Giugno “autunnale”, con un vento tanto forte, quanto pungente. Ombrelli alla mano scendiamo del nostro Airbus A320 della Sata che ci ha portato a destinazione. Cerchiamo di mantenere il nostro “karma” positivo, abbiamo una settimana per volare e per gustarci le bellezze dell’isola.

 

La nostra casa è appena fuori dal centro di Ponta Delgada, la città più grande dell’isola. Abbiamo affittato la macchina, e anche se siamo un po’ fuori mano, la cosa non ci pesa affatto.

 

Ci sono molte cose da fare e da vedere sull’Isola quando non si vola, non credo che ci annoieremo.

Lasciamo trascorrere la giornata che rimane facendo una passeggiata in centro e cercando un posto dove addentare qualcosa.

L’indomani è sempre nuvoloso, non piove, ma comunque le condizioni per volare non ci sono. Il decollo è un costone a 200 metri sul livello del mare, completamente avvolto dalle nubi.

 

Poco male, Più ad est si vede uno spiraglio di sole,  e sfruttiamo la giornata per andare a Furnas, dove c’è un bellissimo lago vulcanico. Dopo una breve passeggiata lungo le rive, saltiamo le solfarole che avremo occasione di recuperare in settimana, e con il costume indossato, via di corsa a cercare l’acqua calda.

Prima però, da buoni “parapendisti”,  cerchiamo un posto dove mangiare. La scelta cade su un ristorantino, proprio al centro di Furnas, “O Miroma”. Prezzi onesti, ma soprattutto ottimo cibo. Tra pesce, hamburger di mucca local e fagiolata casereccia, rimaniamo più che soddisfatti.

Se passate da quelle parti non potete mancare di prendere una buona bottiglia di Frei Gigante, un onestissimo vino bianco, leggermente frizzantino che mette tutti di buon umore.

 

 

Raggiungiamo la Caldeira Velha più a ovest di circa 20 km, verso Ribeira Grande. 2€ è il biglietto, che mi sembra più che onesto. Nonostante la finissima pioggia “londinese” non vedo l’ora di buttarmi dentro l’acqua calda, e godermi mezz’ora di relax.

Il posto è incastonato dentro una fitta e rigogliosa foresta subtropicale, dove le felci sono altissime, e la vegetazione è verde, assolutamente intenso.

La piscina, seminaturale, è invasa da una quindicina di persone, più che abbondanti per quel posto così piccolo. La cascata è magnifica, è alta poco più di 5 metri, ma la spinta dell’acqua che cade sulle spalle è fortissima. E in quella vasca l’acqua è soltanto tiepida.

Scappo letteramente verso le altre vasche artificiali, dove l’acqua è a 40 gradi e il fondo non è sconnesso. Una goduria! Dopo 15 minuti avevo già le dita raggrinzite, e anche la mia soddisfazione superava il fastidio della mancanza del sole. Penso che per oggi possiamo dichiararci soddisfatti. Di più proprio non potevamo ottenere dalla giornata.

Buoni propositi per l’indomani: volare!

Ed è già l’indomani; naturalmente se ieri era brutto tempo, oggi è anche peggio!
Dopo aver fatto un breve tour in cima al vulcano di Sete Cidades, torniamo a valle sconsolati, perché il posto è bellissimo, con un panorama mozzafiato, ma avvolto dalle nubi e dal vento! Questo significa che anche oggi si va ad esplorare l’isola, tanto non si vola.

I bordi delle strade sono invase di Begonie e di Agapanthus bianchi e blu, quasi tutti in fiore. Il muschio invade le strade, tanto che fanno manutenzione continua (chiaramente le strade sono perfette, non ci sono buche, e i bordi delle strade sono curatissimi).

Il tour continua verso la costa nord dell’isola, dove le alte scogliere scendono a picco nel mare. Il verde dei pascoli arriva fino ai bordi, poi lo strapiombo. I lati delle scogliere sono scuri, con una tonalità che varia dal rosso bordeaux del lapillo vulcanico al nero dell’ossidiana. Sotto il mare è di un bell’azzurro chiaro a ridosso delle scogliere, e più profondo lontano dalla costa. Vicino alla costa, delle scogliere a sfioro fanno infrangere le onde, creando una estesa schiumata bianca che arriva ad infrangersi sulla scogliera.

È solo in questo momento che ci accorgiamo che il nord dell’isola non è coperto dalle nuvole, e ne approfittiamo finalmente per scattare qualche foto.

La serata è lunga, e la passiamo in ristorante, come da manuale del perfetto “parapendista” che in mancanza di un bel volo sfoga le proprie frustrazioni nel cibo. Il polipo scottato al barbecue è buonissimo, ma la rivelazione sono i molluschi di mare, le patelle, che sono gigantesche e buonissime cotte alla piastra con la salsina all’aglio! La ormai solita bottiglia di Frei Gigante completa la serata.

Dalla finestra di casa nostra vediamo l’oceano, e incredibilmente quella mattina il cielo è sgombro da nuvole. In 5 minuti siamo già in macchina, diretti verso la costa sud-ovest, sperando di strappare anche un solo volo. È il mio amico Reb che inaugura il primo volo, io lo seguo a distanza di qualche minuto.

Finalmente si vola! anche se le condizioni sono abbastanza forti, il vento è laminare, e non dovrebbero esserci particolari problemi.

Non mi sembra vero! Finalmente ho appoggiato il culo sul parapendio! A pochi secondi dal decollo siamo già a 2-300 metri sopra il costone, e abbiamo guadagnato la quota massima raggiungibile. Il vento è piuttosto teso, e siamo costretti a tenere le vele a bada con un po’ di ansia, ma tutto sommato senza grossi problemi. Dall’alto l’isola ci mostra la sua nuova prospettiva. Mi avvicino al faro che si vede in fondo, qualche chilometro più ad est del decollo, non senza fatica visto il forte vento contrario. Poi torno indietro per sorvolare sopra i terrazzamenti ed i campi verdissimi. Dall’alto si vedono anche diversi pascoli di mucche, che a testa china ci ignorano e brucano pacificamente l’erba. Continuo a percorrere la costa verso ovest, lasciandomi trasportare un po’ dal vento, volando sempre sopra al perimetro dell’isola.

Un volo breve, durato nemmeno un’ora, ma che ha finalmente dato un senso al viaggio e riportato il nostro umore alle stelle.

Ci accontentiamo per il momento, e riprendiamo nuovamente il giro dell’isola. Nuovamente diretti verso ovest, scendiamo dal costone e arriviamo alle Termes da Ferraria, una grande piscina scavata lungo la scogliera, proprio a sfioro sul mare.

Il paesaggio è selvaggio, e la roccia intorno è nera e tagliente, ma noi siamo già in acqua, caldissima, al riparo dal forte vento che batte sulla costa oceanica e con onestissimo bicchiere di vino bianco in mano.

La grande mangiata si ripete anche stasera, alle 21.00 siamo già al ristorante “A Tasca”, proprio al centro di Ponta Delgada, straconsigliato da tutti, e che in effetti non ci delude. Unica precisazione.. L’abbiamo dovuto prenotare un paio di giorni prima, perché è sempre pieno!

Altra giornata di volo, sempre sulla stessa costa, ma le condizioni sono leggermente migliori. Il vento è comunque sui 25km/h con raffiche che arrivano a 30km/h. Anche se alla fine non siamo riusciti a volare sui vulcani di Sete Cidades, ci siamo comunque goduti l’isola.

Scopriamo un altro impianto termale, il parco “Terra Nostra”, una struttura molto carina al centro di Furnas dove una grandissima piscina di acqua bollente (e ferrosa) ci scioglie i muscoli indolenziti della settimana.

L’ultimo giorno decidiamo di finire il giro dell’isola, visitando la costa est, fino in fondo, e di fare un’escursione di 4-5km nell’interno di Faial da terra, salendo su fino alla montagna per più di 300mt. di dislivello. Una faticaccia che viene ripagata dal panorama e dalla natura che cresce rigogliosa su questa parte dell’isola.

In sostanza, Sao Miguel è l’isola perfetta per mangiare bene e stare in mezzo alla natura, un po’ meno per volare 😀

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