È stata una giornata che ricorderò a lungo, di quelle che devi segnare sul calendario come il primo giorno di scuola, o come quando prendi la patente, come il primo giorno di abilitazione in parapendio!
Sono appena rientrato dalle Dolomiti, ancora carico di adrenalina per aver volato sul Sasso lungo e sul Pordoi, ma non avrei mai immaginato di ritrovarmi in un volo così bello soltanto due giorni dopo. È il classico Sabato di Estate, e con gli amici ci ritroviamo per il classico volo del weekend.
Nulla di presuntuoso, vista la bella giornata mi ero già immaginato un bel volo tra il Monte Pennino e Macchialunga, per poi radunarci tutti per il solito pranzetto after volo “XC Magnapendio”.
Mai avrei pensato di ritrovarmi qualche ora dopo a quota 3600mt, sopra il Vettore!
Dopo quasi due ore ad aspettare una termica che mi permettesse il traverso Pennino-Macchialunga, perdo di vista i miei compagni, e sento in radio che qualcuno è atterrato addirittura in tutt’altra zona. Vedo la bella giornata che si sviluppa, e finalmente delle belle nuvolette fioccose lasciano intravedere la possibilità di fare belle quote.
Dopo aver raggiunto Macchialunga, (non senza qualche difficoltà visto che sono arrivato proprio ai piedi della montagna) rimango un po’ a guardare un brutto incendio che si sta sviluppando proprio un centinaio di metri sotto di me. Guardo anche un po’ intorno, con il timore che un elicottero, o un Canadair si avvicini proprio in quel momento. Decido di spostarmi un po’ e di provare a fare anche un po’ di quota.. Caspita, vedo le nuvole altissime, e io non riesco a sfondare i 1500mt. Così, un po’ per testardaggine rimango ad aspettare che qualche corrente finalmente mi porti un po’ più in alto.
Ho girato per il pendio in avanti e indietro, cercando di alzarmi almeno un po’. Dopo mezz’ora finalmente una bella botta di termica mi porta fin sopra i 2000mt, Ohhhh, finalmente… così provo a spostarmi ancora un po’ a destra, e penso di provare il giro delle colline intorno a Colfiorito. Provo a spostarmi ancora un po’ verso SE, e il vento mi tiene sempre sopra i 2000. Vado ancora un po’ più in là, rimanendo con la vela sempre verso la piana, in caso qualcuno si faccia vivo per il pranzo, e per farmi recuperare nel caso la condizione non mi tenga in quota.
Tra Acquapagana e Collecurti sono ancora tra i 2000 e i 1700mt e vedo dall’alto che la strada è abbastanza agevole per un eventuale recupero… Vado ancora oltre di un pezzettino, ma solo allora mi rendo conto di essermi allontanato molto più del solito. Ormai da solo, guardo verso i Sibillini, e vedo che in quella direzione si delinea una bella catena di montagne proprio con il vento frontale alla loro cresta e ben scaldate dal sole. Ormai comincio a convincermi all’idea che qualcuno dovrà venire a recuperarmi e decido di spingere per vedere fin dove arriverò. Sono già in una zona che non conosco, e in cui non voglio atterrare di certo, perché molto scomoda da raggiungere. Inoltre, non troppo alto per la verità e praticamente a forse 200 metri sopra la cresta.. Ma il vento frontale al monte mi fa ben sperare, anche se a questo punto devo prendere coraggio e tentare un traverso su una valle che non conosco per nulla.
Comincio a sudare freddo perché i Sibillini cominciano ad essere molto più vicini, ed incrocio le dita per trovare una spintarella per mantenere la quota. Il passaggio obbligato è sulle creste tra Colle Cerreta e sulla valle di Monte cavallo. Lì davvero non voglio bucare. Nonostante il vento in culo, la quota è bassina, sui 1300mt, quindi mando a fondo la tavoletta dello speed per togliermi dalla palle quella zona il prima possibile.
Ai miei lati vedo arrivare una grande valle stretta a V, sicuramente molto turbolenta e praticamente priva di atterraggi, che mette un po’ timore (riguardando la traccia mi accorgo chiaramente che sto attraversando la strada che da Borgo Cerreto porta a Visso).
Forse per fortuna, riesco a superare il punto più difficile senza perdere neanche un metro, e a raggiungere una bella montagna che ho pregato per darmi un po’ di quota e di respiro! Proprio lì, sul colle Faeda, e davanti al Monte Fema a 1500mt (che fino ad oggi non conoscevo) ho trovato un mezzo miracolo, una singola termica tra il +4 e il +6 che mi ha regalato 1600metri di guadagno, portandomi oltre i 3000! Ci speravo e c’era! Ma anche che culo!!
Da lì comincio davvero a credere di poter arrivare fino al Vettore. A 3000 metri è tutto completamente diverso, il vento, il panorama, l’aria più fresca, e davanti a me vedo finalmente una bellissima strada di cumuli che ormai posso quasi toccare, e che va dritta dritta verso Castelluccio! Vista la radio che non dà segni di vita, i miei compagni mi chiamano al telefono, e li informo della fortuita impresa. A 3000 metri ora ho una tranquillità che non avevo avuto fino a quel momento. Vedo Norcia, e almeno la sicurezza di poter eventualmente atterrare in un posto conosciuto. Ma ormai è fatta! Continuo a seguire la catena di Monti che mi porta fin sopra Norcia. Continuo a dare un’occhiata ai cumuli sopra di me, tenendomi sempre un po’ di lato per vederne l’evoluzione. E proprio lì, a 5 o 6 km da Norcia il vario impazzisce e mi spara fino a 3400mt, regalandomi una bellissimo panorama sulla piana di Castelluccio! L’ultimo cumulo, proprio sulla piana mi porta fino a 3600mt e mi regala una vista da sogno sul vettore, che si avvicinava ogni secondo di più.
Le correnti rimangono tutto sommato gestibili, quindi vado dritto verso le creste del Redentore, e verso il pizzo del Diavolo, passando proprio sopra al paese di Castelluccio, al bordo del grosso cumulo che oscura tutta la piana. Ormai non posso contenere l’emozione, sono proprio davanti all’imponente parete del Vettore. La profonda ferita del terremoto è ben visibile lungo il costone della montagna. La faglia si vede benissimo, ed è profonda forse fino a 2 metri in alcuni punti. Avrei sperato di scorgere l’acqua, ma il lago di Pilato al momento è completamente a secco. Si vedono benissimo però, i segni dell’acqua ancora danno la tipica forma di occhiali al lago. Spero di poter tornare presto a salutare quel “maledettissimo” gamberetto, il Chirocefalo Marchesoni, che da sempre vive nelle acque del lago, e che al momento è a riposo, in attesa di tempi migliori e nuova acqua. Si, lo ammetto, ogni volta che andavo al lago ero tentato di avvicinarmi all’acqua e toccarla, ma ho sempre evitato per il profondo rispetto che ho di quel luogo.
Mi godo il panorama, il bellissimo volo mai fatto prima, e quella quota stratosferica che mi permette finalmente di lasciare i comandi per qualche secondo in più. Potrei spostarmi ancora, ma sta arrivando lo stress post adrenalina, il formicolio alle mani causato dal mezzo giro di comandi (che ormai tenevo da quattro ore quasi ininterrottamente), la stanchezza e la necessità di espletare una “pisciatina” che a dir la verità mi tenevo già da un po’… Quindi a questo punto non sono sicuro di poter gestire un ritorno dalla stessa strada, visto il vento contrario che mi ostacolerebbe. Dall’alto dei 3500mt. e passa, decido che “andava bene così!” e di scendere a Norcia per farmi un bel calice vittorioso di vino bianco.
Ci sono voluti più di 40 minuti per scendere, tra orecchie e spirali, ho dovuto spostarmi di molto per trovare una discendenza, e atterrare finalmente in paese. Ma la parte migliore deve ancora venire.. I miei compagni hanno già organizzato il recupero, poi fortunatamente non servito, e mi hanno spostato l’auto in una zona più comoda da raggiungere. Giornata assolutamente da ricordare!
Vedere il Vettore a 3600 metri non ha prezzo!